Mi azzardo a dire che il periodo delle scuole elementari è stato il più felice della mia vita, nonostante molti si augurino che tale momento debba ancora arrivare...
Mi ricordo perfettamente l'ingresso della scuola, con il cancello verde all'esterno e il grande portone a vetrate dentro... sulla destra, il lastricato con la porticina che dava alla palestra della scuola. Entrando, appena a sinistra c'era la stanzetta dei bidelli, i cari Mario e Clementina, che io non ho mai dimenticato, non mancavano mai di farti un sorriso o consolarti se ce n'era bisogno... il lungo corridoio portava alle aule del pianterreno, io invece dovevo andare a destra, attraversare un'altra porta a vetri e salire la larga scala con il suo corrimano in pietra verde. Entrando nell'aula, prendevo posto sui grandi banchi in legno, residuo di chissà che periodo, visto che avevano ancora il foro per il calamaio... sapete, parliamo di tanti anni fa, ma le biro esistevano già... :-), aprivo la mia cartella verde in cartone (!) e tiravo fuori i miei quadernini e le mie penne, immancabilmente una rossa e una blu... Chiacchierando con i miei compagni, aspettavamo l'arrivo della nostra maestra che per me, dal primo momento, diventò come una seconda mamma... mi ricordo che glielo scrissi in uno dei bigliettini di Natale che ci faceva fare... Era un'insegnante meravigliosa e bravissima, severa quando doveva, ma se lo diventava era sempre per colpa nostra, io stesso ogni tanto rimediavo uno scappellotto. Mi rendo conto che se non me li avesse dati, forse ora sarei stato una persona diversa... forse peggiore. Devo ringraziarla anche di questo. Le nostre aule erano di due colori, fino a una certa altezza erano di un marrone lucido, da lì in poi erano bianche fino al soffitto, che forse perchè ero un bambino mi ricordo altissimo... Le pareti scrostate coperte dei nostri disegni e delle cartine geografiche, davano all'aula un aspetto allegro, mi ricordo anche in prima elementare i cartelloni con le lettere in corsivo e in stampatello per imparare a leggere... All'epoca, tra i bambini si stringevano amicizie vere, non superficiali come succede adesso... mi ricordo le lacrime di un nostro compagno quando ci dovette lasciare per ragioni di lavoro del padre... piangeva a dirotto perchè non voleva andare via... se ti ammalavi, immancabilmente qualcuno si preoccupava di venirti a trovare a casa per portarti i compiti e darti spiegazione per quanto possibile della lezione persa a scuola. Ci volevamo davvero bene... e se pensate a quante polemiche oggi si fanno per l'integrazione di bambini con problemi, sappiate che senza tanto clamore, ma nella normalità più assoluta, le nostre maestre ci facevano spesso incontrare con i bimbi di una classe speciale, dove c'erano dei portatori di handicap... credetemi, noi non vedevamo l'ora di vederli e stare con loro... era quella che gli adulti chiamano solidarietà, per noi bimbi era normale. Il tempo passava tra lezioni di matematica, temini, e anche attività ricreative, che si svolgevano nell'allora teatrino scolastico che stava proprio sotto la scuola. Non era raro che ci facessero vedere un film educativo o che ci facessero assistere a rappresentazioni di teatro, ovviamente per bambini. Ho passato cinque anni che non dimenticherò mai in quella scuola, come non dimenticherò mai l'ultimo giorno di lezione in quinta elementare, quando ci salutammo con i compagni e la maestra... non ce ne rendevamo conto, perchè non eravamo abbastanza grandi, ma quel giorno rappresentò per molti di noi un addio, perchè non ci saremmo mai più rivisti... ma eravamo troppo abituati a vederci all'inizio di ogni nuovo anno scolastico per pensarci. Quelli che la maestra chiamava i suoi "pulcini", stavano per andare via... solo qualche tempo dopo sperimentai una brutta sensazione, a cui non sapevo dare nè un nome, nè un motivo. Capii tempo dopo che era la mancanza dei miei compagni, la perdita di qualcosa che aveva fatto parte di me e a cui avevo voluto davvero bene... Anche oggi, a ripensarci mi viene il magone... non so cosa darei per poter tornare un giorno, un solo giorno in quella scuola, indietro all'età di 6/7 anni, e stringere di nuovo a me tutti gli amichetti dell'epoca, riverderli e poter dire loro quanto li ho amati e quanto mi manchino... E' quel bambino che è dentro di me, che proprio non vuole crescere.... che in nessun modo riesce ad accettare il tempo che passa e allontana sempre di più quei meravigliosi giorni, che gli hanno fatto conoscere la felicità.
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